Nei tini il mostro si scrolla dagli zuccheri e procrea il grado.
Le bucce si addensano ai bordi, arrembano i polifenoli, la fanteria tannica emerge dai raspi come da trincea.
Le anfore traspirano: hanno gonfiato il ventre di terracotta per il letargo dell’uva.
L’aria setaccia i torchi allineati sotto il sentiero dei ragni e si defila per ossigenare le botti.
Fischia in appendice un gorgogliatore, infiora la quiete dal minareto in vetroresina.
Mentre l’equinozio ripiega il carapace della luce, agli angoli della cantina i folletti si consacrano ai lieviti indigeni.
Cantina Indigeno